Le donne di Finocchio


L’acqua diretta, era negata nelle case della periferia Romana negli anni 60/70. La domenica arrivava il carro botte per l’unico rifornimento settimanale. Il mezzo da trasporto arrivava lento e sornione sulla via Casilina. In seguito e dopo il fermo del camion sul piazzale al km 18 della via consolare, tutte le donne del quartiere alla vista del carro  del consorzio, correvano veloci per accaparrarsi il necessario per 7 giorni.
Tutte alla fine si accapigliavano tra di loro. Le zuffe erano programmate ogni domenica. Solo quando arrivava TINA la rossa , la folla si calmava. Lei, donna adulta, con un passato da partigiana durante la guerra di liberazione, e poi con le lotte sociali nel quartiere; aveva un conquistato un certo “savoir faire” con gli abitanti del posto.images Le donne gli riconoscevano credibilità e autorevolezza. Faceva politica, non aveva incarichi, e vitalizi da difendere. Organizzava le donne, le stimolava, per un futuro diverso. Rimproverava le furbe e le scaltre, se non facevano la fila per l’acqua, o se ne prendevano troppa.

 

donne

Tina la partigiana, dopo la diffusione dell’Unità domenicale, il quotidiano di A.Gramsci, andava a organizzare “le femmine” della Borgata Finocchio, per una vita migliore. Come le donne di Kobane, oggi lottano in armi per la loro autodeterminazione. Le donne: una storia infinita di gioia e lotta!

Ancora dal tratto Blues di Claudia Pastorboni e
dal viso delle donne di Roma
per un 8 Marzo di Gioia e di Lotta
il nostro sito è bluesdiperiferia.wordpress.com

2 risposte a "Le donne di Finocchio"

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